Il sipario sembrava essere calato sul mio blog danza adulti principianti a fine aprile, con l’intervista alla danzatrice e coreografa subacquea Lucia Natale. Non ho più scritto una riga dopo quell’intervista perché mi sono impantanata in un calo di motivazione che m’ha tolto ogni voglia di fare.

Danza? Non ho voglia…

Più o meno in quel periodo ho smesso la danza online. Le lezioni online sono terminate esattamente come desideravo: la mia superprof Martina Virgili è volata negli Stati Uniti a danzare, e da lì poi è andata in Belgio e in Francia. Partita Martina, le lezioni in presenza ancora impossibili, la danza sembrava diventata qualcosa di astratto e irraggiungibile. Qualcosa che non mi attirava più.

La scrittura, che era il mio lavoro, aveva subito una batosta colossale a causa del covid. Dovevo farmi venire in mente un piano B perché il lavoro era sempre meno, e già di per sé non era pagato tantissimo…

In una situazione così non avevo nessuna voglia nel mio tempo libero di accendere il computer per scrivere di danza.

Il mio ritorno alla danza

Il mio ritorno alla danza è avvenuto in un ambiente del tutto inusuale per quest’attività, e curiosamente è stata proprio Lucia Natale, la protagonista del mio ultimo articolo, a riportarmi la voglia di danzare e di scrivere.

Il 24-25-26 settembre ho partecipato al secondo workshop di danza in apnea tenuto da Lucia alla piscina termale Y40. Come già la prima edizione, anche la seconda era un workshop livello base, aperto a persone senza alcuna esperienza di danza e di apnea.

Io qualche esperienza ce l’avevo: i miei tanti-anni-pochi-messi-assieme di danza e una prima esperienza apnea in quella stessa piscina. Ma andavo al workshop col sentimento della principiante assoluta che sempre mi accompagna e sempre mi accompagnerà.

Al workshop partecipiamo in sei. Sono l’unica del gruppo a non avere un brevetto apnea. C’è chi ha già quello di secondo livello, c’è chi fa gare di apnea. C’è un’insegnante di danza. E poi ci sono io. Ops.

La differenza di livello è abissale, alla prima sessione in acqua è impossibile non notarlo. Però le ore in acqua passano veloci, nessuna di noi vorrebbe uscire dalla piscina. Tornando a casa mi chiedo come farò il giorno dopo. Che ci faccio in un gruppo di ragazze così allenate, così brave?

Il giorno dopo mi si legge in volto la preoccupazione. Le ragazze mi chiedono: “Tutto bene?”. A quella domanda gentile, fatta con un sorriso caldo che non sa per nulla di cortesia ma di sincero interesse, sento di poter vuotare il sacco. Ammetto di essere preoccupata, di aver paura di non essere in grado di seguire il workshop perché il mio livello è notoriamente inferiore al loro.

Le ragazze sono fantastiche. Mi rassicurano, mi dicono di non preoccuparmi, mi incoraggiano e mi dicono che sarà divertente. Interviene anche Lucia a rassicurarmi.

Ce la fanno. Entro in acqua rassicurata e da lì in poi mi godo ogni singolo minuto. Tessuti aerei subacquei, coreografie subacquee, prove di espressività sott’acqua… faccio tutto, a modo mio, come son capace. E mi viene voglia di fare ancora di più!

In piscina ho ritrovato la voglia di danzare. Grazie ragazze!

Se sono riuscita a godermi in pieno il workshop il merito è in larga parte delle persone con cui ho vissuto quest’esperienza. L’aspetto relazionale viene quasi sempre trascurato quando si parla di danza, ma io credo che invece giochi un ruolo fondamentale. Tanto più se si parla di danza amatoriale.

Io credo che la speciale alchimia grazie alla quale il workshop di danza in apnea è stato per me un’esperienza totalmente positiva sia dovuta in parte al carattere aperto delle altre partecipanti in parte all’abile “direzione d’orchestra” di Lucia, un’insegnante 100% professionale e dal tocco umano che ha saputo creare un ambiente favorevole allo scambio, all’interazione, al rispetto e all’ascolto reciproco.

Lucia mi ha fatto sentire sempre seguita. A ogni esercizio, a ogni immersione, ho avuto la netta impressione che Lucia avesse sempre chiarissimo cosa stesse accadendo e in che modo potessi essere agevolata. Poteva trattarsi di profondità, di più o meno aria nei polmoni, andare giù a nuoto o aiutandosi col cavo. Lucia mi ha sempre dato indicazioni chiare, adatte al mio livello specifico.

Per quanto riguarda le altre altre ragazze non c’è stata nessuna diva o prima ballerina nel gruppo, e dire che rispetto a me potevano tirarsela quanto volevano! Invece erano tutte persone semplici, solari, sorridenti, piene di entusiasmo per la danza e per l’apnea e di voglia di condividere il loro entusiasmo. La loro energia è stata contagiosa. Mi hanno aiutata tantissimo e non mi hanno mai fatto pesare la differenza di livello.

Nei tre giorni passati insieme mi hanno fatto ritrovare la voglia di danzare che le tristi vicende covid avevano intaccato.

Quest’esperienza è un bellissimo esempio di come un’insegnante possa creare un’attività livello open in cui sia i principianti che gli esperti si sentano a loro agio e si divertano. Cosa per niente scontata, eh. Tante volte i corsi open si rivelano delle grandi bidonate per i principianti.

Guardiamo avanti?

Terminato il workshop ho desiderato poter tornare a danza in sala il prima possibile. Alla prima occasione, che tra ciclo vaccinale e trasferte varie si è presentata a ottobre, sono tornata a frequentare le lezioni di danza nella “mia” scuola a Perugia. Alle due lezioni settimanali di classica che frequento ormai dal 2016 ho aggiunto un’ora di danza moderna. La sera stessa in cui Lucia ci ha comunicato le date del prossimo workshop di danza in apnea mi sono iscritta.

Ogni volta che chiudo la porta della sala di danza alle mie spalle non vedo l’ora di tornarci. Con la voglia di danzare mi è tornata anche la voglia di scrivere.

Forse mi sono finalmente lasciata alle spalle i mesi bui?