Quando ho acquistato il dominio lespuntate.it nel luglio 2020 con l’idea di aprire un mio blog di danza non immaginavo che soltanto tre mesi dopo le scuole di danza sarebbero tornate a chiudere. Anzi peggio. Sarebbero tornate a chiudere per un periodo più lungo della chiusura imposta durante il lockdown della primavera 2020.

Non entro in una sala di danza dalla fine di ottobre, cioè dall’ultima lezione fatta prima del fatidico dcpm che ha imposto la chiusura delle scuole. Alla data di oggi non ho la più pallida idea di quando potrò tornare a seguire lezioni di danza in sala. E come me tutte le spuntate d’Italia e come loro, molto più affrante, tutte le insegnanti.

Alla danza non volevo rinunciare e una settimana dopo il dcpm stavo già frequentando lezioni online, cosa che ho continuato a fare senza interruzioni (ok, una settimana di vacanza a Natale). La lezione mi riempie di gioia: anche attraverso uno schermo la danza riesce a esercitare il suo potentissimo potere taumaturgico. Non importa quanto male sto, quanti gran cazzi mi son capitati nel corso della settimana e quanti temo che me ne potranno capitare. L’ora di danza è l’oasi felice della mia settimana.

Però… presente quando si dice “È quando ti viene a mancare qualcosa che capisci quanto sia importante per te”?

Ecco.

Adesso che non vedo la fine di questa danza solo online mi rendo conto di quanto importante era nella mia vita la sala di danza.

Mi manca il mio personale rito di rilassamento, appoggiare la fronte alla sbarra mentre faccio stretching alla seconda. Mi tiravo con le mani quanto più vicina possibile alla sbarra, appoggiavo la fronte al legno e chiudevo gli occhi. Mi sembrava che dal legno la musica entrasse nel mio corpo come per osmosi. I rumori della sala si facevano ovattati, c’erano ma di fatto non li percepivo. E così i miei problemi, i miei pensieri tristi, i desideri irrealizzati, le ansie, le frustrazioni, le delusioni. Durava fin tanto che l’insegnante diceva “Ok, andiamo al centro”, quanti minuti? Secondi forse? E che importava! Bastavano quegli attimi a giustificare la spesa di un abbonamento trimestrale.

Mi manca il parquet e il suo profumo di legno. I rumori dei piedi al contatto con il legno, che sono a volte fruscii, a volte tonfi. A volte non sono i rumori giusti, e il parquet te lo fa capire.

Mi manca muovermi nello spazio.

Mi manca cambiarmi in uno spogliatoio e immaginare che sia il camerino di un teatro.

Mi manca l’aria fresca sulla faccia in quei 15 minuti a piedi da casa alla scuola.

Mi manca aprire la porta della scuola tutta trafelata e gettare uno sguardo alla sbarra per capire se le altre sono già tutte arrivate.

Mi manca rivestirmi senza fretta e tornare a casa chiedendomi cosa c’è di buono per cena.

Ecco quant’era importante…

Adesso che la danza in sala non c’è più mi accorgo di quanto importante fosse per la mia routine settimanale.

Quante volte è stata solo la danza a trascinarmi fuori casa!

Se non fosse stato per la danza nei primi anni della mia vita perugina avrei trascorso intere settimane senza mettere il naso fuori di casa. Non mi serve uscire per lavoro: sono freelance e lavoro da casa. Ho ben pochi amici a Perugia: la mia vita sociale è confinata alle volte che torno a Padova o vado all’estero a trovare uno dei tanti amici che come me se ne sono andati. Le cose sono cambiate ma non così tanto sicché anche dopo 5 anni di vita perugina è ancora la danza lo stimolo numero uno per uscire di casa. (uso il presente in maniera impropria. Parlo della danza in sala come se fosse reale. In questo momento non lo è)

Rimane il fatto che la sala di danza mi ha dato in più occasioni un motivo per guardare avanti.

Mi ha tirata fuori casa quando avevo perso ogni interesse per ciò che c’era attorno a me.

Ha messo fine a tante giornate lavorative troppo lunghe (noi freelance non abbiamo un orario, e spesso continuiamo a lavorare ad oltranza).

Ha scandito le mie settimane con piacevoli routine. Ha reso il lunedì uno dei giorni più belli della settimana.

Dio quanto mi manca… !

Che senso ha scrivere di danza ora?

Per settimane questo blog è rimasto inerte. Mesi per pensarlo, poi finalmente scrivo i primi testi… e mi dico “Che senso ha?”. Non sta danzando nessuno ora, a chi interessa un neonato blog di danza? E dove trovo lo stimolo per scrivere se tanto la sala che amo immensamente è chiusa a chiave, buia, inutilizzata?

Così come per settimane non ho messo le scarpe ai piedi per raggiungere la sala di danza, allo stesso modo non mi veniva l’istinto di mettere le mani alla tastiera e scrivere nero su bianco i miei pensieri di ballerina spuntata.

Però poi ho riflettuto.

Questo blog può diventare il mio strumento per far vivere i miei ricordi di danza. Per far sì che tutto quel che di bello c’è stato non venga annientato da una pausa lunga priva di una data di scadenza prefissata.

Il senso di scrivere articoli di danza in un periodo in cui le scuole sono chiuse sta nella voglia di continuare a coltivare una passione nei modi in cui in questo momento mi è concesso farlo.

Sei una spuntata anche tu? Quanto ti manca la sala? Cosa stai facendo per coltivare la tua passione? Scrivi un commento, parliamone insieme, magari riusciamo pure a scherzarci su e a rendere l’attesa del ritorno in sala meno tediosa!